World Press Photo 2014 un altro giro

Mads Nissen,Winner

Mads Nissen,Winner 2014

E’ così non appena escono i nomi dei vincitori si scatenano polemiche spesso poco costruttive.
Devo dire che quest’anno ho avuto difficoltà a guardarmi tutte le foto del concorso…
La giuria ha avuto il suo bel da fare: sono emerse alcune linee di fondo:

  1. Tanto colore e poco post prodotto che nel foto giornalismo mi gusta assai;
  2. Tanta guerra ed Ebola, ma è il World Press Photo ed è una costante, qui Sessini con l’Ucraina ha fatto dei lavori molto duri;
  3. Tanto ritratto più o meno ambientato tipico di certa fotografia di ricerca degli anni 90 e dei primi 2000 un po’ alla Rineke Dijkstra… Mentre alcuni argomenti (quello della foto vincitrice) ricalcano l’arte contemporanea mi vengono in mente certe immagini di Nan Goldin e Wolfgang Tillmans ;
  4. Tanti progetti più o meno interessanti, un po’ già visti come “format” come il bellissimo lavoro di Glenna Gordon ;
  5. Tanti Italiani bravi (vedi gallery in fondo alla pagina): Massimo SestiniGianfranco TripodoFulvio Bugani,Giovanni Troilo (il mio lavoro preferito di quest’anno probabilmente sospeso a metà fra reportage e ritratto di ricerca), Giulio Di SturcoMichele Palazzi (piaciuto molto), Turi CalafatoAndy Rocchelli (per fortuna non un premio alla memoria ma un lavoro forte dello sfortunato giornalista), Paolo Verzone (con il suo stile particolare e riconoscibile), Paolo Marchetti (per me il suo era il lavoro più forte nella categoria Natura);
  6. Una menzione speciale al never ending project di Darcy Padilla commovente;
  7. Qualche caduta di stile della giuria che ha saputo premiare alcune orrendezze a dir poco monumentali;
  8. Infine la foto di Mads Nissen vincitore di quest’anno la trovo bellissima e contemporanea ma non mi sembra che possa rappresentare il 2014… Tutto sommato una annata buona almeno per me… 🙂

This slideshow requires JavaScript.

Mostre, lo stato della fotografia in Italia

festival fotografia etica lodi

Si sta concludendo in questi giorni il Festival della fotografia Etica di Lodi…è l’occasione giunta e lo spunto per alcuni pensieri sullo stato della fotografia (e non solo di quella) nel nostro paese…

Non c’è dubbio che il Festival di Lodi sia da sempre stato un occasione per gustarsi dell’ottima fotografia dal vivo, con tanto di incontri dal vero con gli autori, mostre guidate, eccetera…dove è possibile guardare delle stampe invece che dei monitor, che ci isolano dalla realtà mentre scorriamo veloci e distratti uno dei mille siti web ormai presenti sulla rete. In passato questo Festival ha ospitato grandi autori come Eugene Richards, con il suo lavoro “War is personal” o ancora “Blanco“, stupendo lavoro fotografico sulla cecità che ha lasciato su di me un impressione fortissima…se non lo avete ancora fatto potete sempre provare il percorso di “Dialogo nel buio” per provare anche solo lontanamente ad immaginare cosa può voler dire non possedere la vista…

Anche quest’anno non sono mancati lavori ben fatti…Amazonas di Mads Nissen (prospekt), bellissimo lavoro sulle popolazioni Amazzoniche, così lontane dalle nostre realtà…la mostra su Fukushima, La Famiglia Jones, la rinascita del movimento di estrema destra in Europa e il delicato, semplice ed intenso lavoro su Trieste e sulle realtà di vita di chi è afflitto da malattie mentali..questo, su tutti, è quello che più mi ha colpito per la sua dolcezza e semplicità di mezzi.

Lo scopo di questo breve post è portare tutti voi a riflettere sull’importanza di spazi ed eventi come questo…è purtroppo recente la notizia sugli sviluppi di Forma, storico ed importantissimo spazio per la Fotografia a Milano che per la cecità e sordità dell’amministrazione comunale, dopo aver dato nuova vita ad un locale ridotto a rudere, di proprietà dell’ ATM di Milano, si vede costretta a chiudere per impossibilità di far fronte alle spese..non ripeto ciò che comunque potrete leggere nel link poco addietro, ma forse è il caso di soffermarsi a pensare al ruolo che la cultura, intesa come crescita intellettuale dell’individuo, dovrebbe e deve avere in un posto come l’Italia in un momento storico come quello attuale.

la crisi è da sempre stata, in mezzo alle proprie difficoltà, un mezzo per esplorare nuove possibilità e per un ritorno alle necessità basilari per le persone…non si cambia un mondo se non si ha la preparazione culturale per un cambio prima di tutto di mentalità ed è triste vedere le infrastrutture che promettono in sede di campagna elettorale una “Primavera Milanese”, andare esattamente nella direzione opposta…insomma, essere ciechi di fronte alla volontà di fare un gesto che possa arricchire le menti invece di fornire sempre tappabuchi che di base, non cambiano il nostro modo di vivere e di concepire l’esistenza stessa.

Sta anche a noi tutto questo.

Possiamo passare il tempo sognando quale nuova fotocamera prodigiosa da comprarci, o saltare da un sito web all’altro, o consultare gli status di facebook come ossessionati di perderci qualcosa…ma ricordiamoci sempre che le iniziative che contano sono sempre altre e se vogliamo qualcosa che possa offrirci uno scambio reale e non solo virtuale le mostre sono un’ ottima possibilità.

Per citare sempre un altro esempio Milanese, abbiamo Micamera che offre una selezione di libri ed una competenza invidiabile…sfogliare libri, scoprire novità e chiedere consigli non potrà che spalancarvi le porte a nuove conoscenze..per non parlare dei numerosissimi eventi, workshop, incontri con gli autori dei Libri che propongono organizzati da  Flavio e Giulia  nella loro libreria..vi basta iscrivervi alla loro newsletter o alla pagina di Facebook per rimanere aggiornati..

Forma organizza una super-mostra nella loro ormai prossima alla scomparsa sede. L’inaugurazione è passata, ma vale la pena pagare il biglietto e vederla…oltre ad ospitare autori che hanno fatto la storia delle mostre di fotografia in italia e l’ormai nota libreria, utile a finanziare almeno in piccola parte le loro iniziative, è un buon segnale verso di loro di tutto il nostro interesse verso questo mondo…quindi spero di incrociarvi inconsapevolmente fra quelle grandi stanze.

Per finire il sermone vi segnalo anche la mostra in Galleria Sozzani di Berenice Abbott, la fotografa Poetessa….l‘inaugurazione è il 9 Novembre. per finire vi segnalo anche una mostra diversa… Ed Templeton, fotografo, artista 360° e Skater, in mostra a Milano…un’occasione da non perdere per chi ama il mondo delle istantanee…

Libri, mostre, workshop, incontri e cultura servono alla fotografia e a voi stessi molto di più di un nuovo obiettivo o di una foto regalata a Photo Vogue…provare per credere!

Gabriele

 

Fotografia di reportage: strutturare un progetto

Cosa: Fotografia reportage
Per chi: per tutti, foto amatori, aspiranti professionisti, professionisti

Quando si prepara un reportage fotografico si parte da una idea. Sembra banale ma sento sempre parlare molto di materiale e poco di progettualità.
Inizialmente può essere interessante partire con piccoli racconti che si svolgono nei pressi di casa propria, luoghi vicini che permettano di ritornare spesso in modo da editare e rieditare il proprio lavoro costruendo piano una storia.
Più è forte e completo è un fotografo meno deve farsi aiutare da paesi esotici e da storie troppo forti.
In questo ultimo periodo molte persone che mi seguono sanno che ho rivolto l’attenzione al mio archivio fotografico e a storie più vicine a me in modo da poter ritornare più volte nel coso dell’anno con costi accettabili e creare così un corpus importante.
Fasi di Progettazione di un Reportage Fotografico
1) Idea deve avere qualcosa di originale o di contemporaneo che possa suscitare l’attenzione di molte persone. State attenti a non scegliere argomenti troppo forti per nascondere le vostre debolezze;
2) Luogo il luogo deve essere raggiungibile abbastanza facilmente in modo da poter ritornare più volte e seguire il progetto per un periodo di tempo piuttosto lungo;
3) Contatti a questo punto bisogna avere una certa capacità organizzativa e persuasiva bisogna vincere le paure e le diffidenze bisogna prendere i contatti con le persone di cui si intende documentare la vita o parte di essa. E’ certamente una delle parti più delicate e più importanti del lavoro. E’ meglio essere introdotti da qualcuno che conosce entrambe (Fixer) e che possa garantire sulle vostre capacità e sulla vostra integrità deontologica;
4) Ricerca iconografica è una parte fondamentale del lavoro si va a vedere se sull’argomento che si è scelto ci sono già dei lavori di altri autori pesanti di fotografia contemporanea in modo da farsi un’idea e orientare la propria visione. Attenzione non vuol dire copiare ma capire cosa e come hanno fatto gli altri.

This slideshow requires JavaScript.

Al punto 4 del mio progetto sul ritorno alla terra in Italia mi sono imbattuto in uno dei più grandi autori e dei più grandi lavori sul lavoro rurale in generale cioè in Larry Towell e nel suo “Mennonites” un reportage durato 10 anni (1990 – 1999) che consiglio a tutti di guardare.
Ci si chiede come abbia fatto Larry a collezionare delle immagini così forti e intense, la risposta (oltre che nel suo grande talento) è con un lavoro continuo e assiduo con un editing serrato e con la forza di non accontentarsi mai e di trovare nuove soluzioni visive per rappresentare il rapporto e l’amore con la terra e la comunità. Personalmente è stato una fonte di ispirazione eccezionale che mi ha anche fatto riflettere sulla mia fotografia e che mi ha costretto a cercare nuovi modi diracconto per evitare di cadere nel banale e nel già visto.
Quindi è importante vedere i siti di Magnum, VII, VU e altre agenzie che ritenete attinenti con il vostro modo di raccontare la realtà.
Personalmente mi soni reso conto che sono stato zitto per molto tempo e che è ora che i miei racconti vedano la luce in piccole pubblicazioni monotematiche che racchiudano i miei pensieri e le mie sensazioni. Insomma un mix fra reportage e lavoro personale… Piccoli libri pieni di gioia e amore.

Corsi correlatiFotografia reportage

Corso Fotografia Reportage

Corso Fotografia Reportage

Stories. Un progetto lungo 20 anni.

gabriele lopez libro fotografia

Stories. Gabriele Lopez Photography 1992-2012

 

Ho sempre amato i libri di fotografia, da sempre ho pensato che appresa quel minimo di tecnica, fosse molto più importante guardare le visioni di altri fotografi, e di capirne i sentimenti, perché è lì che c’era il regalo più grande che la fotografia poteva darmi: interrogarmi e insegnarmi a guardare a fondo…un pò come leggere un bel libro: apre la mente.

Ho realizzato altre raccolte in passato, ma non finivano di convincermi…sono state come sempre le vicende della vita a darmi la direzione e ad insegnarmi che è la vita stessa ad essere l’unico progetto che mi interessa, perché é da lì che nascono le serie di fotografie, che assieme prendono senso e danno forma alle storie che voglio raccontare a me stesso e a chi vuole ascoltarle.

Ho realizzato questo libro mettendoci dentro tutto ciò che nella mia vita mi ha colpito e reso ciò che sono, in una sorta di diario fotografico che da quando ho memoria, assieme ad un taccuino di carta, è il mio modo di registrare tutto ciò che vivo.

Il risultato sono 100 pagine.

L’ho creato in modo che possa stare in mano e portato dietro facilmente, e che sia più economico possibile, e realizzato in una carta che rispecchi il modo in cui è nato.

Potete acquistare il libro cliccando su questo link

Oppure scaricarne una versione per dispositivi Apple da questo link

Ci ho messo dentro 20 anni di storie raccontate a modo mio con una macchina fotografica tascabile, spero davvero abbiate voglia di scrivermi due righe a riguardo e che possa aggiungervi qualcosa.

Grazie del supporto per chiunque vorrà usare pochi euro per un progetto simile.

Gabriele Lopez

Imparate assieme a noi a realizzare un progetto di fotografia personale, e a finalizzarlo in un libro, una mostra, uno slideshow.

 

 

L’anteprima del libro mostra solo le prime pagine..

Grandi maestri

Ci sono delle immagini che mi hanno influenzato a lungo, viste una volta si sono conficcate nella mia corteccia cerebrale e da lì non sono più uscite…
Due di queste, di fotografi molto diversi tra loro, hanno addirittura ispirato una serie fotografica Cyclops.
Una è il celeberrimo ritratto di Pablo Picasso ad opera di Irving Penn.

Pablo Picasso by Irving Penn

Pablo Picasso by Irving Penn

Quel bianco e nero che taglia a metà la faccia e  scopre solo un occhio, rimando delicato al positivo e negativo allo specifico stesso della fotografia… ricordo che faceva parte di una collezione straordinaria di opere del grande maestro americano… Non so come me ne innamorai e poi iniziai a cercare quella immagine in realtà diverse e difficili ma a Penn devo quel tipo di visione. Il suo libro Passaggi rimane poi un vero piccolo capolavoro.

Africa, Harmattan, Mali, Segou, Ségou, Travel, West Africa (Vittore Buzzi)

L’altra grandissima foto di cui parlo è l’emblema del libro Cocaine true Cocaine Blue di Eugene Richards, uno die più grandi foto reporter viventi, uno dei pochi in grado di emozionarmi ancora…

Eugene Richards

Eugene Richards

A Penn e a Richards devo lo stupore felice di alcune foto e tutta la serie Cyclops che rappresenta persone di cui si vede un solo occhio.
Il mio è stato un tributo a due grandi insuperati maestri che hanno saputo ispirarmi con le loro immagini straordinarie e a cui devo molto.
Se siete curiosi su come si prepara un lavoro fotografico coerente non perdetevi il CORSO DI LINGUAGGIO E COMPOSIZIONE FOTOGRAFICA.

 (Vittore Buzzi)