Gordon Parks: Segregation Story

Nel 1956 Gordon Parks (grande fotografo americano del ‘900) seguì per Life i Thorntons (una famiglia afro americana) documentando gli effetti della segregazione razziale in Alabama.
Si pensava che dell’intero servizio si fossero salvate solo le 26 foto pubblicate da Life Magazine ma nel 2012 fu rinvenuta una valigetta contenente centinaia di diapositive a colori.

Da qui ne scaturì una mostra itinerante che, purtroppo,  difficilmente arriverà in Italia. Uno spaccato un documento doloroso e vivo di un argomento spesso dimenticato.

I colori slavati dal tempo e le inquadrature cinematografiche di Parks rendono questo lavoro qualcosa di unico, una specie di specchio della memoria.
Qui una monografia su Gordon Parks.

Da vedere e gustare.

Vittore Buzzi: FB, Instagram , Fotografo Matrimonio, Personal, Reportage

Marcus Bleasdale vince la Robert Capa Gold Medal

Marcus Bleasdale con il suo lavoro “Central African Republic Inferno” ha vinto la Golden Capa Gold Medal per il 2014. QUI il progetto intero
Questa medaglia d’oro che dal 1955 premia  il miglior reportage fotografico fuori dagli Stati Uniti, per realizzare il quale siano stati necessari eccezionali doti di coraggio e intraprendenza.
Bleasdale lavora da tempo sull’Africa, questo ultimo progetto è frutto di un incarico  misto di “Human Rights Watch”, “Foreign Policy” e il “National Geographic” è la prima volta che questo premio viene vinto per un reportage commissionato in massima parte da Organizzazioni Non Governative (ONG).


Le foto durissime che riprendono  la situazione odierna nella Repubblica Centro Africana  e gli scontri fra musulmani e cristiani non sono riguardo ad una “guerra di religione”, come tiene a specificare Bleasdale ma “ad una guerra di povertà, corruzione, mal governo e rapina”.
Bleasdale, che ha studiato Economia e Commercio all’università, avverte sempre la necessità di investigare anche le dinamiche economiche che ci sono dietro ai conflitti perché spesso è “lì che si nasconde il senso delle guerre, il senso che non vogliono raccontarci.”

I libri di Marcus Bleasdale come Rape of a NationOne Hundred Years of Darkness sono introvabili o proposti a prezzi da collezionisti.
Qui il suo sito: http://www.marcusbleasdale.com/

 

Mostra antologica di Francesco Cito a Seravezza

Cosa: Mostra antologica di Francesco Cito a Seravezza
Dove: Seravezza, PALAZZO MEDICEO –  Qui MAPPA
Quando: Dal 20 febbraio al 12 aprile 2015
Orario: venerdì, sabato: 15.00-19.00 – domenica e festivi: 10.00-19.00
Biglietto: 6.00 euro intero | 4.00 euro ridotto
Inagurazione: venerdì 20 febbraio 2015, ore 17.30

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Il reportage d’autore celebra a Seravezza Francesco Cito uno dei grandi maestri della fotografia Italiana.
Una mostra da vedere che ripercorre la quarantennale carriera del foto reporter napoletano.
Non sono obiettivo quando parlo di Francesco è un amico e un insegnante. Ho guardato a lungo le sue foto ho ascoltato tanto le sue storie, come si è procurato i contatti come progetta come si avvicina con empatia e rispetto agli argomenti che decide di trattare… Il tempo che dedica ad ogni lavoro.
Un maestro di vita una persona armata di macchina fotografica e della innata capacità di raccontare, un affabulatore delicato, dolce e a volte duro.
Siena, Napoli, Palestina, Iraq, Afganistan, Sardegna, Coma… Tante immagini tutte da meditare… Dietro ognuna di esse un mondo, che Cito riesce a farci intravedere…
Un uomo che ha avuto il coraggio di percorrere ai piedi i sentieri tracciati dalla storia, che ha cercato di comprendere la realtà dietro i titoli dei giornali che fotografa per passione e per amore.
Una mostra da non perdere fra bianco e nero e colore per non dimenticare e per riflettere.
Sarà disponibile anche il catalogo.

Francesco Cito

Francesco Cito

Estratti di una conversazione sospesa fra gli anni:
“Vitto’ che stai a fare con quella macchinetta? che ci fai con tutte quelle foto…”
“Fra’ preparo il coccodrillo…”
“Ma lo vedi che sei un po’ stronzo…” ridacchiando sotto la barba ovviamente…
“Nel caso tu volessi ripartire per la Palestina, Fra’ oppure per la Siria…”
“Vabbè…”
“Poi magari le usiamo per quando farai un mostra antologica…”
Il momento è alla fine arrivato e non posso essere più contento…

Qui l’intervista a Francesco Cito:

World Press Photo 2014 un altro giro

Mads Nissen,Winner

Mads Nissen,Winner 2014

E’ così non appena escono i nomi dei vincitori si scatenano polemiche spesso poco costruttive.
Devo dire che quest’anno ho avuto difficoltà a guardarmi tutte le foto del concorso…
La giuria ha avuto il suo bel da fare: sono emerse alcune linee di fondo:

  1. Tanto colore e poco post prodotto che nel foto giornalismo mi gusta assai;
  2. Tanta guerra ed Ebola, ma è il World Press Photo ed è una costante, qui Sessini con l’Ucraina ha fatto dei lavori molto duri;
  3. Tanto ritratto più o meno ambientato tipico di certa fotografia di ricerca degli anni 90 e dei primi 2000 un po’ alla Rineke Dijkstra… Mentre alcuni argomenti (quello della foto vincitrice) ricalcano l’arte contemporanea mi vengono in mente certe immagini di Nan Goldin e Wolfgang Tillmans ;
  4. Tanti progetti più o meno interessanti, un po’ già visti come “format” come il bellissimo lavoro di Glenna Gordon ;
  5. Tanti Italiani bravi (vedi gallery in fondo alla pagina): Massimo SestiniGianfranco TripodoFulvio Bugani,Giovanni Troilo (il mio lavoro preferito di quest’anno probabilmente sospeso a metà fra reportage e ritratto di ricerca), Giulio Di SturcoMichele Palazzi (piaciuto molto), Turi CalafatoAndy Rocchelli (per fortuna non un premio alla memoria ma un lavoro forte dello sfortunato giornalista), Paolo Verzone (con il suo stile particolare e riconoscibile), Paolo Marchetti (per me il suo era il lavoro più forte nella categoria Natura);
  6. Una menzione speciale al never ending project di Darcy Padilla commovente;
  7. Qualche caduta di stile della giuria che ha saputo premiare alcune orrendezze a dir poco monumentali;
  8. Infine la foto di Mads Nissen vincitore di quest’anno la trovo bellissima e contemporanea ma non mi sembra che possa rappresentare il 2014… Tutto sommato una annata buona almeno per me… 🙂

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Daniele Coricciati

Autore: “Daniele Coricciati”  www.danielecoricciati.com 

Titolo: “Sola Andata”.

Progetto: “Un viaggio in Azerbaijan, un paese che è in pieno “boom economico”… …che ha intrapreso un percorso senza ritorno dai risvolti, in parte, sicuramente positivi… Un lavoro grande lo spazio di 100 rullini Tri-X con un 28mm e una Leica -R”.

Stampe su carta baritata alla gelatina d’argento in tiratura chiusa di 10 disponibili in vari formati da 20×30 cm e con prezzi a partire dai 400 Euro stampate da Gianni Romano di Studio Fahrenheit (www.studiofahrenheit.it). Per informazioni sull’acquisto contattate direttamente l’autore attraverso la sezione contatti del suo sito internet.

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Un secondo incontro nello spazio di una settimana con un progetto scattato in analogico non può essere un caso…

Le fotografie di Daniele Coricciati ritraggono un Azerbajan delicato e sognante in una fase particolare della sua storia, la transizione (senza ritorno) verso una società globalizzata e consumistica, uno sguardo malinconico e pieno di amore su un mondo che sta scomparendo con la speranza che questo paese possa trovare una via personale alla costruzione di un futuro migliore che sappia però valorizzare quanto di positivo rimane del suo passato.

Il lavoro è risolto ed interessante, compatibilmente con la disponibilità dell’autore potrebbe avere un seguito.

Incontro Daniele in un cortile della vecchia Milano dietro Porta Venezia, sede di NW Architects dell’architetto Nino Piccolo che ospita la mostra.

All’ombra chiacchieriamo a lungo di fotografia mentre giovani entusiasti vanno e vengono dalla sua mostra e ci ritagliamo un angolo di Salento al Nord. Capelli arruffati e folti, barba bionda e sguardo profondo, in testa un amore comune e pericoloso, la Fotografia. Daniele non è propriamente un outsider del mondo della fotografia ma è la prima volta che si prende uno spazio di una mostra e inizia a vendere il suo lavoro ad un pubblico di collezionisti ed appassionati.

V. Perché l’Azerbajan?

D. Il progetto nasce in collaborazione con l’Ambasciata dell’Azerbaijan in Italia per documentare il momento di transizione del paese, volevo entrare in contatto con le persone che si trovano ad una svolta in una società complessa, ex comunista con una grossa componete musulmana, la parola che meglio lo descrive è convivenza…

V. Ci sono state difficoltà particolari?

D. L’inizio… Le istituzioni mi avevano messo a disposizione una macchina, l’autista, l’interprete ed un operatore video… Sembrava una visita ufficiale, Mercedes e alberghi lontani dalle persone… tutto era progettato in maniera troppo turistica. Dopo dei chiarimenti con l’operatore video ho congedato l’autista e la Mercedes ho affittato una Lada 2107 (la ex 124) e ho scelto alberghetti e pensioncine nei villaggi e nelle cittadine che visitavo. Ora oltre alle foto mi ritrovo anche con oltre 9 ore di girato video mentre lavoro… Tanto materiale…

V. Come hai trovato le persone?

D. Un impatto umano bellissimo, gente attenta preparata che mi ha insegnato molto, come ti dicevo una grande aflato di speranza una forte spinta verso una convivenza serena, molte etnie la capacità di mescolarsi senza perdere la propria identità… Persone attente e curiose ai fatti internazionali oltre che alla loro politica interna…

V. Ho visto che non hai parlato dell’industria e del petrolio mi spieghi questa tua scelta?

D. Come potrai immaginare ho sentito che mi sarei impegolato in continue richieste burocratiche che mi avrebbero riempito di energie negative e sottratto tempo prezioso per il lavoro. Ho preferito concentrarmi sul resto.

V. Hai uno stile personale con dei bianchi e neri profondi ma delicati mi dici dal punto di vista estetico dei nomi di fotografi che ti hanno influenzato?

D. Ma guarda ti sembrerò scontato ma Koudelka con il suo lavoro più conosciuto “Gypsies”, Larry Towell con “The Mennonites”, Eugene Richards con “The Blue Room” … Si sono loro che…

V. Ma se ti dico Robert Frank?

Ride poi il viso si vela leggermente…

D.  Ecco vedi manca la mia biblioteca… Certo “The Americans”… Amo quelle progettualità lunghe con una visione profonda… E a proposito della mia libreria non posso non pensare a due grandi fotografi italiani che mi hanno segnato: Luigi Ghirri e Mario Giacomelli…

V. Che macchina e che obiettivo?

D. Una Leica R con un Elmarit 28 mm, poche cose a cui pensare e solo le foto su cui concentrarmi con una visione più “grandangolare”. Non volevo essere distratto dallo zoom, focali diverse o altro volevo essere concentrato sulle mie foto.

V. Pellicola?

D. 100 rulli di Tri-x per circa 35 giorni, 3.600 immagini. Anche qui una scelta, non volevo rivederle me le ricordavo tutte, non sono un nostalgico ma volevo uno spazio mentale che con il digitale è più difficile da creare, volevo “sentire”.

V. Sviluppi, stai in camera oscura con lo stampatore?

D. Non sviluppo. A volte sto in camera oscura con lo stampatore altrimenti scansiono il negativo faccio una post produzione di massima e gliela invio.

Ci avviciniamo alle stampe, la carta baritata ha sempre il suo fascino…

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V. Questa mi piace particolarmente, il due ripetuto più volte, l’assenza che allude una presenza, la luce dolce che tutto avvolge…

D. È la casa di una maestra in pensione, lei e suo marito… Una storia nella storia…

Poi mangiamo, passiamo dal Montenegro al Salento, spuntano gli incontri in comune che il piccolo mondo della fotografia riserva… Parliamo di lavoro e progetti, di vita, di opportunità e di futuro… Intanto nella mia mente scorrono le immagini di “Solo andata” e sono contento di avere conosciuto Daniele… Nella speranza che ci sia anche un ritorno…