La ricerca del momento

Ciao a tutti…

Mi capita sempre più spesso di parlare con persone che si affacciano alla fotografia oggi, di cosa rappresenti per me, ma non sempre é facile o possibile spiegarlo in poche parole…

Ho in cominciato a fotografare per esprimermi, documentare i miei giorni, capire meglio ciò che mi circondava e, facendo questo, imparare a capire e conoscere meglio me stesso. Gli errori che ho commesso lungo la strada sono chiaramente rivelati da istantanee che ho preso anni fa, prima che una situazione cambiasse per sempre per via di qualcosa che ho fatto, mentre gioie ed esperienze sono invece preservate da una memoria infedele. Poi ci sono fotografie che non trovano mai casa, vagano in giro come anime perse tra paradisi e inferni…confuse come storie da bar, sorprendenti e libere.
Proprio finché queste foto non troveranno casa, continuerò a vagabondare ed a cercare.
Se volete, é un ossessione per la normalità e per niente di speciale ma assolutamente meraviglioso e toccante nella normalità toccante.

Qualcosa in grado di elevarmi.

Non cerco più da tempo alcun momento perfetto, le cose succedono quando devono.

É dura, a volte come in questi ultimi mesi, lavorare come fotografo professionista e saltare continuamente su treni di storie altrui. Amo il mio mestiere e lo sceglierei senza dubbio nuovamente ma a volte succhia fuori il tempo da cose che invece avrei urgenza di fare. Tarde serate sono dedicate a scrivere, stampare, riguardare foto..il sonno viene rimandato di continuo…
Per vincere la sensazione di sentirmi sconfitto, cieco, o annoiato, io prendo fotografie. Quelle che voglio o desidero…le aspetto finché qualcosa succede e tutto collima. Dopo, mi sento appagato per un periodo, finché non inizio a sentirmi nuovamente vuoto o nudo e devo trovare qualcosa di nuovo…anche se difficilmente riesce ad essere come l’ultima foto…é una sensazione che sembra di aver avuto prima o totalmente nuova. Realtà e immaginazione viaggiano assieme. 

Avviene continuamente, e più sembra assurdo continuare questa danza, più la cosa assume senso e significato, proprio perché non ha alcun bisogno di esistere, che é forse il motivo migliore per esistere.

La macchina é solo una piccola scatola nera con comandi semplici sempre nella stessa posizione, che si metta meno di mezzo possibile tra me e quello che accade…un utensile geniale che mi dia la possibilità di trovare e capire significati,  registrare ed essere (a volte) un po’ più cosciente dell’importanza di essere qui, connesso a ciò che mi circonda.  Un gioco quotidiano di meditazione, ricerca, sorpresa e rivelazione.

Immagino, quindi, di poter dedicare tutto ciò al Caos. Chiamatela Street Photography o come vi pare, i generi perdono sempre più senso di essere catalogati.

Gabriele Lopez

http://gabrielelopez.me/

Info: Workshop di Street Photography a Milano- Marzo 2017

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