I fotografi che adoro

Ciao a tutti..

Oggi assistiamo davvero ad una moltitudine di modi di vivere la fotografia, anche e spesso da parte dei fotografi.

Inutile negarlo, viviamo nell’era dei Social Network, ed é in questo modo che molte delle nostre comunicazioni avvengono, compresa quella che state leggendo in questo momento 😉
Non so, e non sta a me dirvi se questo sia un bene o meno, piuttosto sta ad ognuno di noi capire dove le varie realtà portino.
Quello in cui io credo fermamente è che molta gente che visita i Social guardi in modo superficiale le nostre foto. Non tutti, certamente, ma vi basta osservare qualcuno sui mezzi pubblici o perfino davanti a un computer per notare che nella maggior parte dei casi si tratta di gente che osserva e magari fa doppio clic su una fotografia dopo averla osservata per pochi secondi, spesso per dimenticarla, che poi é un paradosso, visto che in teoria fotografiamo per ricordare.

O forse la fotografia é diventata qualcosa di ludico? E se così fosse, dobbiamo considerarlo un male?

Di certo il lavoro del fotografo professionista é profondamente cambiato, ma é anche la fotografia stessa ad esserlo.
Immaginate se il vostro lavoro diventasse domani l’hobby della maggior parte degli Italiani.
Oggi in tanti fotografano, e in un momento storico come quello attuale in tanti approfittano del momento. So per certo di grosse aziende per cui ho lavorato che fanno scattare i “corporate” o qualunque servizio interno ad amici, dipendenti che in teoria fanno tutt’altro. Pagando poco, o nulla. Si pensi alla fotografia di Matrimonio sempre più spesso scattata da cugini, amici…anche in Location prestigiose e in matrimoni tutt’altro che Low-Cost.
Si spende in fiori il doppio che per un fotografo, spesso, credetemi. Non che disprezzi i primi, ma preferirei pagare un giardiniere 🙂
Conosco personalmente varie persone che fanno un lavoro differente e al Sabato fanno questo o quel servizietto…un evento per un azienda, un matrimonio…per pochi euro, o magari se si scatta in un locale in cambio di qualche free-drink per le volte successive.
In un momento in cui il Reportage editoriale arranca, ci sono fotoamatori che pagano le ONG per aiutarli a realizzare un lavoro, idea che stravolge davvero la professione.

“D’accordo, ma questi servizi non sono la stessa cosa” penserete. Vero, ma spesso ci si accontenta. Vince la mediocrità, la mancanza di approfondimento, l’economicità.

I workshop sono spesso offerti free dai brand dei produttori di fotocamere, possono servire anche quelli ma é bene distinguere qualcosa di approfondito da qualcosa che si svolge in poche ore. Chi sono le persone che li svolgono? sono fotografi con un pensiero ed un archivio di esperienze alle spalle o sono superstar del moderno web? Oggi basta creare un collettivo, farsi una collezione di Like e in poche mosse si tengono Workshop come docenti.
Quanti guardano le gallerie dei docenti e quanti guardano il solo prezzo?

E comunque, soprattutto, se la fotografia é questa, che senso ha lamentarsi?
Non sappiamo quanto durerà la “moda”, o come il tutto si potrà trasformare. Non sappiamo quanto i produttori di fotocamere potranno finanziare certe iniziative, né se i fotografi faranno la fine degli artigiani che un tempo riempivano le vetrine in riva al Naviglio di Milano, laddove oggi ci sono solo pub per aperitivi.
Se questa sarà la strada, la si prenderà…serve a poco fare troppe storie.

In questo senso ci sono dei fotografi che si distaccano da tutto questo…penso a loro come “quelli che scompaiono”..sono appunto, i fotografi che adoro.

Fotografi con il loro ristretto giro di lavori di nicchia, che presentano un lavoro solo quando lo credono maturo…anche se questo significa essere meno conosciuti, quasi mai sulla cresta dell’onda.
A volte sono anche grandi nomi, che però sanno sparire, perché sanno che creare qualcosa di importante richiede tempo e concentrazione…per capirci, pensate se un grande musicista pubblicasse su Facebook ogni abbozzo di canzone nel momento in cui sta pensando ad un album. Non solo il lavoro finale perderebbe forza e sorpresa, ma ci si disperderebbe dalla concentrazione necessaria al lavoro stesso.

Il lavoro viene condiviso perché vale ed é qualcosa di cui si sente il bisogno, non perché viene riproposto in continuazione. Vengono invitati ai workshop perché hanno davvero qualcosa da dire, non perché fanno public-relations stringendo le mani giuste.

Non serve essere dei grandi nomi, ognuno nel proprio piccolo può usare la stessa filosofia. Alla fine le cose effimere durano poco e non é difficile capire cosa conti davvero.

© Michael Ackerman – Poland, 2003
© Michael Ackerman – Poland, 2003

Se condividere il vostro lavoro in rete spesso vi rende felice va benissimo, se avete bisogno di prendere le distanze dai riflettori va altrettanto bene. L’importante é che quello che fate abbia davvero un senso per voi, e che siate fedeli alla vostra visione delle cose, aldilà della fotografia stessa.

Supportate le cose che considerate importanti, e tenetevi alla larga da ciò che sapete inutile, é l’unico consiglio che mi sento di dare in fondo a queste riflessioni.

Un po’ di ottima fotografia lontana dai riflettori:

http://streetzen.net/

http://dimitristriantafyllou.com/gallery.php

http://evawollenberg.com/

http://www.prospektphoto.net/stories/home-story/

http://machielbotman.com/

http://www.estervonplon.com/

 

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