World Press Photo niente di nuovo sotto il sole

Eviterò le polemiche inutili che portano poco lontano sulla foto vincitrice di quest’anno, sul fatto che i premiati e i giudici abbiano conflitti di interessi da brividi e cercherò di concentrarmi su poche e definite cose. GALLERY.

WPP
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E’ diminuito, se pur leggermente il tasso di foto di guerra mentre rimane sempre imbarazzante il fatto che vengano premiate poche storie positive. Ormai la spettacolarizzazione del dolore ha vinto e la giuria del WPP sembra non voler invertire la rotta, sa che almeno con la morte il dolore spiattellati bene in faccia si riesce ad ottenere un minimo di attenzione nel continuo stratificarsi delle fotografie e delle informazioni.

Pochissime le foto sognanti e poetiche a vantaggio dell’azione esasperata e della dinamicità (si distingue il lavoro di Gianluca Panella) come se il mezzo (frame rate entusiasmanti e altissimi ISO) sia andato ad influenzare in maniera pesante il MODO di fotografare come se i fotografi e le giurie preferiscano l’azione al pensiero.

Le immagini, tutte bellissime scorrono nella gallery, le rivedo tre volte poi mi accorgo che ritengo poco o niente. E’ chiaro è stato privilegiato il soggetto al modo di raccontare (ci mancherebbe altro è il WPP) non sono state fatte scelte che premino linguaggi alternativi il modo di raccontare e vedere è uniforme e alla fine appare un po’ freddo asettico e distante. Forse è il digitale forse è l’adagiarsi pigro alle mollezze della tecnologia, però manca la scintilla qualcosa che mi faccia ritornare ancora a rivedere le immagini. Probabilmente sto invecchiando io o magari tutto è già visto…

Insomma scelte poco coraggiose in linea con le tendenze del foto giornalismo: NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE, viva il WPP. (Citazione).

Va comunque un grazie a tutta l’organizzazione e alla giuria perché non è facile fare delle scelte e vedere tutte le foto che arrivano non è facile reperire i fondi e non è facile mantenere comunque uno standard qualitativo così alto. Ben sapendo che si presta il fianco a critiche, motivate e no.
I lavori in generale mi sono sembrati di alto livello inizio a pensare che per le “STORIE” 12 fotografie siano un po’ pochine e che si debba cercare di aumentarne il numero.

In fondo per fortuna che il WPP c’è così possiamo continuare a parlare di foto giornalismo e di reportage ricordandoci che è ancora vivo e vegeto mentre è l’editoria che sta sfumando… 🙂

Se volete approfondire la fotografia di reportage qui il Corso Fotografia di Reportage.

One Comment

  1. E so anche che il fotogiornalismo di qualita,  quello che unisce l estetica al contenuto, alla notizia, e molto raro: sono molto pochi i fotogiornalisti al mondo che sanno combinare questi due aspetti. E una grande dote, richiede un occhio straordinario e molto studio e lavoro, e guarda caso coloro che la possiedono lavorano quasi tutti per le grandi agenzie o pubblicano sulle grandi riviste. A volte, vincono anche premi World Press Photo, come nel caso di Jerome Sessini, che in questa edizione ha vinto ben due premi con i suoi ineccepibili reportage dall Ucraina, e  altri che hanno proposto lavori completi, ricchi di contenuti, imparziali, ma anche belli a vedersi, frutto di anni di esperienza ai massimi livelli nel mondo del fotogiornalismo.

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