La magia delle focali normali. 50mm e 35mm.

Ciao a tutti.

In questo post vorremmo parlare dell’uso pratico, quotidiano delle focali normali, ovvero quelle comprese tra i 35 e i 50mm, che corrispondono più o meno alla visione del nostro occhio.

Proprio la corrispondenza alla visione del nostro occhio le rendono interessanti.

Personalmente ho sempre rimbalzato tra i 35 e i 50mm, chiedendomi tuttora quale sia la più adatta..sebbene poi uso di tutto nell’uso professionale.  Il vero motivo è che spesso credo che quello che fotografiamo sia molto “effetto dell’obiettivo” e poco soggetto, vale a dire che ho osservato nelle mie fotografie che a volte non mi convincevano, che l’interesse era più sulla prospettiva che su quello che succedeva e sulle sensazioni pulite che ne derivavano dopo che sottraevo una prospettiva esagerata. Tutte le volte che fotografo con una focale da 35mm, o da 50 (la mia preferita in assoluto alla resa dei conti) e riesco ad ottenere una buona immagine, mi rendo conto che il mio legame con il soggetto, la posizione in cui ero, il modo in cui ho interagito con ciò che ho fotografato era totale.

Innumerevoli volte ho fotografato dei soggetti con il 28mm e poi ho pensato “vorrei averla scattata con il 50mm”…perchè trovo quella focale non “menta mai”. inoltre sono spessissimo ottime di qualità eccelsa, anche nei modelli più economici, lumionose, piccole, leggere e capaci di zone fuori fuoco piacevoli e sfruttabili in modo creative in caso si desideri un fuoco selettivo. Permettono di lavorare con un filo di luce con pressochè ogni macchina.

La fotografia realizzata con obiettivi normali è semplice, pulita…restituisce a voi e a chi guarderà le fotografie in seguito un racconto fedele del modo in cui avete guardato e di quanto eravate coinvolti. Se avete scattato di fretta, o eravate timorosi di entrare nella scena, il 50mm lo racconterà, proprio come lo avete vissuto.

Basta abbassarsi o spostarsi di poco per cambiare di molto la prospettiva e l’effetto, ad esempio…e questo è un altro aspetto da non tralasciare. Già di per se le focali singole ci spingono a muoversi, a cercare; e ci portano a prevedere cosa la macchina inquadrerà quando la porteremo all’occhio, e quindi a trovarsi già prima nel posto giusto.

Prima dell’arrivo degli “zoom del kit”, il 50mm era l’obiettivo standard che veniva montato sulle fotocamere come kit base, proprio perchè si credeva (secondo me a ragione) che fosse un ottima nave scuola…il 35mm si colloca esattamente al suo fianco, essendo 43mm la visione dell’occhio umano, quindi tra 35 e 50mm è spesso davvero solo questione di feeling personale e di modelli di obiettivo tra un marchio e l’altro. Non a caso sulle Leica a telemetro il 35 è da sempre considerato l’obiettivo standard.

Sono ottiche con un tocco di magia, ideali per andare a passeggio e per raccontare la vostra vita quotidiana.

Molti dei nostri allievi scelgono proprio questa ottica dopo il corso base, proprio perchè capiscono come apra le porte ad una fotografia economica e di qualità, semplice e diretta.

Qui un link al nostro corso base di fotografia digitale

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Capodanno, 35mm… basta inclinarsi per creare comunque una prospettiva di fuga.
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4 Comments

  1. Finalmente scopro che qualcuno si è fatto le mie stesse domande. Anche io credo fermamente nell’effetto determinante di un’ottica rispetto ad un’altra. E personalmente preferisco il 28mm, perché lo trovo più poetico ed evocativo. Il 35mm restituisce situazioni più pulite e dirette, permette anche una gestione della distorsione sicuramente più semplice (non devo farti il pelo per averti di quinta – e a me le quinte piacciono tanto) ma la resa prospettica è più schiacciata, c’è meno profondità, meno fuga e quindi anche meno aria, meno tridimensionalità. Può darsi che la resa sia più vicina alla vista naturale, e credo che sia un vantaggio anche in termini di efficacia comunicativa (il 35 dà un’immagine più diretta), ma mi manca il senso di profondità tra i piani. E’ questione di abitudine, ovviamente, e di come ognuno di noi “vede” la fotografia. A me piace complessa, con elementi retrostanti e talvolta piccoli, lontani. E sinceramente mi piace che la mia fotografia sia diversa da quello che ho visto, sia cioè una visione ulteriore. Anche in termini prospettici e quindi puramente cognitivi. Tra l’altro aggiungo che non amo la facile analogia che si fa tra fotografia e realtà, perché sono profondamente convinto che siano due realtà esse stesse a sé stanti seppur reciprocamente comunicative (in parole povere: una fotografia non è mai la realtà. E se vogliamo non potrà mai esserlo nemmeno da un punto visto ontologico).

    Sarei curioso di sapere cosa ne pensi tu di questa riflessione. E perché dici che avresti preferito scattare con il 50 piuttosto che con un 28.

    1. Ciao Emanuele, grazie per la tua risposta.
      Non posso che essere d’accordo con te, in fondo diciamo la stessa cosa, solo che abbiamo preferenze diverse…come hai spiegato tu benissimo.
      Forse la spiegazione migliore sta nel termine “complessa”, ovvero nel fatto che io sono personalmente alla ricerca di semplicità assoluta…in passato ho usato di tutto, fisheye e tele compresi…oggi ho tra il 25 e il 180, su formato 35mm naturalmente. Per esigenze lavorative mi capita di usarle, se proprio devo, ma appena posso, e comunque sempre quando scatto per me stesso, sono alla ricerca di meno filtri possibili, inclusa una qualunque esagerazione prospettica. Peraltro cerco punti di messa a fuoco precisi, e con il 35 ed il 50 riesco ad averli, mentre il 28 ha ancora troppa profondità di campo per me, comunque vada.
      Se quindi a volte mi capita di usare il 28 sulla fuji ad esempio, e faccio degli scatti che apprezzo, comincio ad immaginarmeli fatti col 50..e da lì il mio desiderio…

      Certo, 35 e 50 a volte sono davvero simili, ed infatti li alterno tranquillamente, ma la visione a 50mm mi permette un primo piano corretto se lo cerco, o del dinamismo se mi sposto…insomma un tipo di fotografia intima ma dolce, abbinata agli sfocati mi ci ritrovo molto..spero di essermi spiegato.

      Grazie ancora. G

  2. Sì, credo di averti capito. Forse la semplicità è un qualcosa a cui non bisognerebbe rinunciare a cuor leggero. Ma nemmeno a cui abbandonarsi incondizionatamente. Io trovo più semplice far uscire qualcosa di buono con un 50mm che con un 28. E così vale per il 35. Non so, magari la mia è solo cocciutaggine, ma amo le difficoltà. Soprattutto se creative.

    Grazie a te.

  3. Ognuno di noi ha un modo di fotografare che dipende da tante cose.
    Io riesco sempre ad incasinarmi la vita (complessità) a non riuscire a leggere bene le cose e ad ometterle. Io, potendo, lavorerei con ottiche dal 35 mm al 18 mm. Devo poter toccare quello che fotografo. Il tatto, io sento la luce non la vedo, sento le immagini è quello che caratterizza la mia fotografia, tatto e racconto… Deformo la realtà… Sono un incorreggibile sognatore…

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