Perchè fotografare?

Ciao a tutti…

Le righe che seguono sono frutto di una lunga riflessione personale durata ormai molti mesi. La fotografia è molto cambiata rispetto a quando ho iniziato. Cambia sempre più velocemente e continuerà a farlo…non c’è molto che possiamo fare a riguardo.

Lo scopo di questo articolo non è e non vuole essere quello di dirvi cosa fare, nè di suggerirvelo. In ogni caso farete ciò che vi sentite, e comunque non ho un vero e proprio consiglio. Tutto resta, come sempre, personale.

L’importanza dei ricordi.

E’ come tutti questi pensieri sono iniziati.

Può capitare (meglio se non capita, ad ogni modo) che la tua ex ti chiami al telefono solo per dirti che ha ritrovato in garage una scatola piena di quaderni e vecchie cose e che le ha prontamente portate in discarica. Ero quasi certo di aver traslocato quelle scatole tempo fa, ed in effetti avrei voluto farne qualcosa, estrarre qualcosa di privato e personale da utilizzare per dei lavori fra i mille che mi ronzano sempre per la testa. La cosa mi ha dato da pensare al valore di un ricordo…” I ricordi sono tutto ciò che abbiamo”, pensavo.

In fotografia ciò che mi interessa non sono gli esercizi di stile, ma solo l’opportunità di esprimermi usando tutti i mezzi che ho a disposizione; comprendere, comunicare ed esternare i miei pensieri in una sorta di diario personale…ho pensato quindi a come avrei voluto scavare nelle radici di quei quaderni e comprendere meglio oggi ciò che sono, ciò che è stato e che tuttora accade.

 

La carta.

Tutti noi teoricamente siamo d’accordo su quanto sia bella una stampa, di come sia magico e piacevole ritrovare una scatole piena di vecchie stampe, o regalare un album di foto…e via dicendo…ma poi chi lo fa regolarmente ancora?

scatola di vecchie fotografie

stampe fotografiche

stampa fotografia bianconero

 

 

Chi si prende il tempo di selezionare cartelle con migliaia di files, sistemarle e stamparle, magari realizzando un libro, o una semplice raccolta di stampe? In molti non saranno d’accordo o giureranno di fare diversamente ma quello che vedo e sento accadere attorno a me è una scena molto differente: tutti fanno migliaia di foto più o meno utili, non hanno tempo, voglia o energia per riordinarle, catalogarle, renderle ritrovabili facilmente, finalizzarle in raccolte definitive…normalmente ci si ferma alla scelta e tutto rimane pressochè com’è stato scattato, nonostante nessuno abbia dubbi che sia meglio utilizzare il RAW delle nostre super-digitali, mentre io credo che se poi le foto non si ha tempo di lavorarle in modo militare sia meglio scattarle in JPG, e magari stamparle piuttosto così come sono.

Le foto migliori potranno sempre finire sul nostro Blog, o su Facebook, Google+ o quant’altro…le foto saranno viste da tutti i nostri contatti e poi dimenticate, perchè nessuno va più a vedere negli album se non in quel momento, nessuno approfondisce più nulla…e le eccezioni (ricordate) confermano la regola. Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con le statistiche di un sito o pagina Facebook/Google non avrà dubbi nel confermarvi la questione di cui vi ho solo accennato.

Oggi molti di noi sono diventati “cacciatori di Like” che ormai su ogni piattaforma (Facebook, Google+, Instagram) si possono acquistare pagando con carta di credito…il sistema provvederà a propagare il nostro post fino a farci ottenere la quota di like acquistata…provare per credere.

Tempo fa avevo trovato questo corto, interessantissimo, sulla questione…fa decisamente riflettere, e ci riguarda tutti. (In Inglese).

 

Fotografare per dimenticare.

Pensate alle foto di guerra, che ci hanno propinato in tempi recenti fino a renderci assuefatti. Fatta la distinzione dagli inizi, tutta la campagna mediatica recente ce le propina in maniera sistematica.

Quello che accade è che ci sentiamo inadeguati, e a parte poche azioni insignificanti (tipo scrivere cosa ne pensiamo sui Social Network) siamo costretti a prendere le distanze…specialmente a livello mentale…altrimenti dovremmo chiederci come certe azioni siano commesse in nostro nome, col nostro silenzio/assenso, e pensare ad un’azione. Possiamo sempre fare una donazione, e poi tornare al nostro quotidiano, è tutto sommato comprensibilissimo.

La fotografia si divide in fotografia privata/personale e tutto il resto. Ciò che ci tocca o riguarda è ciò che assimiliamo…tutto quello che ne è al di fuori, nella mole di immagini ed informazioni che riceviamo in ogni istante della nostra vita, non può giocoforza essere assimilato in maniera profonda, e viene osservato superficialmente, e poi dimenticato.

Il meccanismo è simile a quello delle foto di guerra, sebbene il paragone sia forte e scomodo. Nessuno di noi scorderebbe la foto che ha fatto a un figlio durante un giorno memorabile ma difficilmente potrebbe ricordare i milioni di immagini che osserva ogni giorno, perché richiederebbe un analisi che non è neppure pensabile avere il tempo di portare avanti.

Oggi fotografiamo il cibo sul tavolo, gli amici, vacanze, animali domestici, cartelli, gente per strada, ogni tipo di artista di strada, albe, tramonti, zoo, feste di compleanno, aperitivi, eventi sportivi…non importa se col telefono o con una ammiraglia di qualunque marca fotografica…scarichiamo le foto, le guardiamo, postiamo qualcosa su un Social (se va bene) e poi le dimentichiamo…il momento di divertimento è stato raggiunto, i “like” lo dimostrano, possiamo serenamente passare al momento successivo, e dimenticare tutto….giorno dopo giorno, anno dopo anno…la mole di foto, comunque, non si ferma. Se credete che stia esagerando, provate a pensare a momenti che accadono continuamente davanti ai nostri occhi: ad un concerto troveremo innumerevoli persone che invece di godersi il concerto lo fotografano, per poi riguardarlo a casa (ammesso che lo riguardino) magari postando la testimonianza di esserci stati su un social; un compleanno o un matrimonio, dove chiunque fa foto e video ancora prima di godersi il momento…in pochi realizzano i cari vecchi film di famiglia, tutto giace negli hard-disk, semi-dimenticato..non è un caso che anche nei menu delle macchine ormai sia onnipresente il menu “contrassegna per l’upload su Facebook/Google/Instagram, ecc ecc…”.

 

I produttori di fotocamere non vedono l’ora di farvi testare il nuovo modello di digitale, con cui scatterete un sacco di fotografie che se pagavate “per scatto” non avreste mai scattato…un peccato, perché in mezzo a quelle ci sono molti tesori che rischiano di sfuggirvi.

Con la speranza che facciate i backup perché altrimenti entrerete nella schiera di chi in un colpo perde 5 anni di foto, come mia zia 70enne, che ci ha regalato anni di foto da “calamita e frigorifero” e ora ha appena perso tutto quando il suo portatile non si è più avviato. Niente scatole di foto che qualcuno, un giorno, avrebbe potuto ritrovare.

Oggi, senza forse rendercene conto, fotografiamo per dimenticare…ci diamo da fare per essere pubblicati su riviste online che prima o poi spariranno portandosi dietro tutto, nessuno avrà una copia. Pubblichiamo in gallerie web che spariranno, in blog che prima o poi cancelleremo o verranno cancellati, o se va bene ignorati; ma il tempo di regalare una stampa ad un amico no, proprio non l’abbiamo. Inviamo foto appena scattate su whatsapp, mettiamo tag su facebook per condividere le foto…pochi le archiviano per conservarle e fare qualcosa. Presto arriva un nuovo tag o messaggio ed é tempo di passare al momento successivo. Si fanno foto per dimenticare e far spazio al momento successivo, senza nemmeno rendercene conto.

La mia ex non avrebbe avuto nulla da buttare.

Sia benedetta la fotografia digitale…e tutti i suoi ritmi ossessivi compulsivi.

 

Creare un progetto cartaceo.

Vi costringerà a mettervi in gioco, e a fare ciò che milioni di persone hanno fatto prima. Poco importa se per un concorso o per un album di famiglia… dovrete scegliere le foto.

Guardare / pensare / ricordare / sentire / emozionarvi.

Prendervi il tempo. E’ tutto ciò che avete…fatene buon uso.

Vi stupirà la scelta di foto esteticamente imperfette ma cariche di significato e di ricordo, forse facendovi rivedere il concetto di importanza del vostro sensore che con tanta accuratezza avete scelto.

Il mio metodo consiste nello stendere le foto a terra, lontano dalle cartelle o raccolte in Lightroom, utile invece per la prima selezione. Mentre osservo la musica gira, i ricordi si formano, si mescolano e prendono forma…la storia si crea, la fotografia ha uno scopo. La sequenza è quella che vi emoziona…basta spostare una foto e tutto cambia. Il gesto stesso ha una sorta di energia, per capirlo basta pensare a come vi resta impresso un ricordo se prendete un appunto su un tablet o se prendete un appunto con la penna su un foglio.

getting there by gabriele lopez
Cliccate sulla foto per un ANTEPRIMA del progetto finito.

 

Il gesto trasmette un energia, che serve a fissare il ricordo stesso, qualcosa di molto differente dallo spostare i files in Lightroom, mentre mille applicazioni richiamano la vostra attenzione, arriva un email, suona questa o quella notifica…e saltiamo da una cosa all’altra, distraendoci.

 

 

Per fortuna non è tutto così…anche se la situazione che vi ho descritto è dominante…c’é chi prova ad agire diversamente…c’é chi realizza dei progetti studiati con cura e ideati per restare nel tempo, e non solo per il momento. C’é chi seleziona, sposta, affianca le fotografie e crea qualcosa di decisamente più potente, sfidando le leggi del mercato e l’incapacità del pubblico di concentrarsi, apprezzare e magari spendere qualche euro per un progetto simile e non per un nuovo corpo macchina, a loro va tutto il mio rispetto e supporto.

Se non lo conoscete provate a dare un occhiata a questo progetto: http://www.limesimages.com/blackliebook/ o a quelli costantemente realizzati da Gomma

Quello che possiamo fare e secondo me dovremmo (e ribadisco che non mi importa se lo farete o meno) è ritornare ad utilizzare la fotografia in modo più personale, dando meno importanza a queste logiche di frenesia e di marketing web che ormai ci propinano, in modo che torni ad essere qualcosa di intenso e profondo, che serve a raccontare ed interpretare il nostro mondo ed a generare qualcosa che valga la pena raccontare, e non dimenticare.

Io credo che sia la rivoluzione di cui c’é bisogno, altro che sensori e marchi di fotocamere varie…la cosa, negli anni, può cambiare in meglio l’uso globale delle fotografie stesse. Non ho speranze ne interessi a modificare la testa delle masse, mi basta la consapevolezza di far riflettere anche solo qualcuno che (come me) si è ritrovato fagocitato da tutto questo. Da quando ho realizzato queste cose sono molto meno attento al web, e più alle mostre fotografiche (mie o altrui) ai libri di fotografia ed alla visione “dal vivo” e la differenza è notevole…anche sotto il lato umano.

mostra fotografia
Provate la differenza tra una mostra fisica ed una galleria web..

 

 

“la massima ambizione per una fotografia sia di finire in un album di famiglia”.

Ferdinando Scianna.

 

Per finire…(riferimenti):

Molti di questi pensieri erano in me, alcuni sono scaturiti leggendo le righe del libro che vi indico e consiglio…è una lettura interessantissima che potete trovare in molte librerie….

O qui, se preferite ne rimangono poche copie disponibili: AMAZON JOHN BERGER

john berger capire una fotografia

3 Comments

  1. Che dire…grazie!
    Grazie perchè forse mi serviva proprio leggere queste riflessioni. Sono d’accordo con te in tutto e per tutto. “Vomitiamo” nei nostri mondi digitali talmente tante immagini in cerca di approvazione e di quel successo social che ci fa sentire tanto realizzati, che stiamo perdendo (che sto perdendo) anche la voglia stessa di fotografare. Si scatta senza un motivo, si selezionano le foto senza nemmeno guardarle tutte e pensando solo in termini di popolarità. Le fotografie non le raccontiamo più! Il buon vecchio “ah questa l’ho scattata quando ero…..perchè è successo che…”, tutto andato..non si scatta più “perchè..”, si scatta e basta.. non costa niente tanto..
    Io di fotografia ci capisco poco, forse mi riesce anche poco (senza forse)…ma una cosa è certa, se non ritorno un po’ a quell’essenziale che dicevi te, di fotografia ci capirò sempre meno e mi riuscirà sempre meno..
    (e sai cosa? io il campo “website” lo lascio pure vuoto…perchè stasera voglio parlare di fotografia senza rischiare di inondare qualcuno di altri scatti inutili)

  2. …se non recuperiamo questa logica quella che era una piacevole malattia ,la fotografia appunto, diventerà un inutile ossessiva e compulsiva ripetizione di comportamenti e gestualità senza un fine o con risultati sempre effimeri..grazie Vittore per lo spunto.

  3. Sembra caduto dal cielo x me quest’articolo, tutto e sottolineo tutto ciò che ho appena letto lo penso tutti i santi gg….x due volte ho tolto il mio account sia di Facebook che di instagram e poi come un mulo sono rifinito dentro il tunnel dei like…ringrazio chi ha pubblicato queste sante parole che sicuramente a me serviranno x fare uno o più passi verso il vero senso fotografico!!!

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